Il 10 marzo 1945 quando già dal 18 settembre 1943 la Città e il suo territorio provinciale erano stati annessi alla zona d’operazione Alpenvorland, accorpamento con le province di Bolzano e Trento, parte del Terzo Reich, con a capo dell’amministrazione civile Gauleiter tirolese Franz Hofer. Dopo il terribile An de la fan (1917 – 1918) durante la Prima Guerra Mondiale anche durante la seconda Guerra Mondiale dal 1943 al 1945 la popolazione bellunese dovette giaccere ai sacrifici, soprusi, patimenti, volenze e morti violente di una nuova occupazione nemica. Il movimento di Resistenza partigiana alla quale diede vita fu di grande importanza, specie tenendo presente che la popolazione della Provincia di Belluno non superava i 200.000 abitanti: 86 impiccati, 227 fucilati, 7 arsi vivi, 11 morti a seguito di tortura e sevizia, 564 caduti in combattimento, 301 feriti, 1667 deportati nei lager, oltre a 7000 militari che dopo l’8 settembre furono deportati nei lager in Germania.
In questo calvario della memoria partiamo dal 10 marzo del 1945 del 1945 gorno in cui i Naziasti impiccarono 10 giovani italiani che avevano aderito al movimento partigiano della Resistenza: Mario Pasi da Ravenna; Giuseppe Santomaso da Belluno, Francesco Bortot da Belluno, Marcello Boni da Perarolo, Pietro Bertanza da Brescia, Giuseppe Como da Trichiana, Ruggero Fiabane da Trichiana, Giovanni Cibien da Trichiana, Guido Candeago da Trichiana e un soldato francese di nome Ioseph.