(Archivio Storico del Comune di Belluno, Municipio di Belluno, Fototeca, album n. 13, foto 1 )
La fotografia fu scattata in occasione della cerimonia ufficiale di consegna della Medaglia d’Oro alla Città di Belluno per il contributo dato alla Lotta di Liberazione, avvenuta in Piazza dei Martiri il 25 aprile 1947, cuore del capoluogo così denominato proprio per ricordare perennemente l’esecuzione di quattro giovani partigiani avvenutavi il 17 marzo del 1945.
Questa la motivazione dell’onorificenza:
“Due volte invasa nel corso di venticinque anni, due volte la sua nobile ed intrepida gente si ergeva decisa, le armi in pugno, a combattere l’odiato tedesco. Subito dopo l’armistizio del Settembre 1943, i suoi figli si organizzavano in formazioni partigiane e gli 86 impiccati, i 127 fucilati, i 7 arsi vivi, gli 11 morti per sevizie, i 564 caduti in combattimento assieme ai 301 feriti, ai 1667 deportati e ai 7000 internati, costituiscono il tributo di sangue e di eroismo dato alla lotta di liberazione”.
Dopo il terribile An de la fan (novembre 1917 – novembre 1918) della prima Guerra Mondiale anche durante la seconda Guerra Mondiale dal 1943 al 1945 la popolazione bellunese dovette sopportare i sacrifici, i soprusi, i patimenti, le volenze e le morti violente di una nuova occupazione nemica.
Dal 18 settembre 1943 la Città e il suo territorio provinciale erano stati annessi alla zona d’operazione Alpenvorland, accorpamento con le province di Bolzano e Trento, parte del Terzo Reich, con a capo dell’amministrazione civile Gauleiter tirolese Franz Hofer. Il movimento di Resistenza partigiana alla quale diede vita la popolazione fu di grande importanza, specie tenendo presente che gli abitanti della Provincia di Belluno non superavano le 200.000 unità.
Questo il tributo di sangue pagato: 86 impiccati, 227 fucilati, 7 arsi vivi, 11 morti a seguito di tortura e sevizia, 564 caduti in combattimento, 301 feriti, 1667 deportati nei lager, oltre a 7000 militari che dopo l’8 settembre furono deportati nei lager in Germania.
In questo calvario della memoria partiamo dal 10 marzo del 1945 giorno in cui i Nazisti impiccarono 10 giovani italiani che avevano aderito al movimento partigiano della Resistenza: Mario Pasi da Ravenna; Giuseppe Santomaso da Belluno, Francesco Bortot da Belluno, Marcello Boni da Perarolo, Pietro Bertanza da Brescia, Giuseppe Como da Trichiana, Ruggero Fiabane da Trichiana, Giovanni Cibien da Trichiana, Guido Candeago da Trichiana e un soldato francese di nome Ioseph.