Porta Dante

La Porta fu inaugurata nella foggia attuale il 15 maggio 1865, alla fine del cinquantennio di dominazione asburgica a Belluno (1815-1866) ma in periodo risorgimentale, intitolandola al poeta-profeta dell’Unità d’Italia Dante Alighieri, quale simbolo patriottico della ritrovata unità culturale italiana, in occasione dei seicento anni dalla morte del Poeta, celebrato in molte città dell’appena nato Regno d’Italia.

La porta Dante affacciava a quel tempo sul nuovo centro della città ottocentesca, il Campitello – odierna Piazza dei Martiri – nel quale fervevano le attività commerciali, i caffè della nuova borghesia ed il Teatro sociale, oltre ad ospitare le più partecipate fiere, mercati, parate militari, concerti bandistici e manifestazioni pubbliche. Il busto del Poeta fu commissionare allo scultore di Ceneda Luigi Borro (1826-1880) grazie alla consulenza del pittore Ippolito Caffi (1809-1866) e del cultore d’arte Osvaldo Monti (1819-1903) entrambi bellunesi, e di porlo ad ornamento della secentesca porta della Città. Originariamente la porta era stata aperta nella cinta muraria cittadina nel 1669 durante il governo della Repubblica di Venezia, rettore Daniele Renier da cui prese il nome e il cui stemma in pietra è presente tuttoggi sul fronte della porta verso Piazza dei Martiri, al posto di un’antica pusterla, cioè un’apertura di servizio, nel tratto delle antiche mura tra porta Dojona e il castello, denominata Ussolo, cioè porticina.

Sulla genesi e i retroscena ben ci informa Antonio Maresio Bazolle nell’Annale di Belluno del 1865 alla data del 15 maggio:

Il disegno del complesso è di questo ingegnere civile nobile Gregorio Pagani Cesa ed il busto è dell’artista Borro di Venezia; oggi però non v’ebbe che un busto in gesso perché quello in bronzo non è ancora ultimato. Il disegno del monumento piacque ma non così quello del busto. Si rimarcò in questo che è molto goffo, e così che sembra quasi gobbo e che la corona d’alloro ha foglie troppo grandi e che è collocata troppo in avanti sulla testa e in modo che ne oscura e nasconde quasi la fisionomia. Alla presenza del numeroso concorso in Campitello e sulle finestre di quella case alle ore 6 in punto venne tolta la coltrina che copriva il busto di Dante ed allora la Banda civica, ch’era lì sotto, cominciò a suonare. In quell’istesso punto cadde una scoscio fortissimo di pioggia e così che i suonatori, finito a malo stento il primo pezzo di musica, si ritirarono tutti bagnati. Poco dopo la pioggia cessò e la Banda riprese le suonate che durarono fino quasi a notte. In frattanto passeggio continuo in Campitello. A mezzogiorno s’era raccolta questa Società letteraria degli Anistamici, Dopo brevi parole del canonico monsignor De Donà, che prese possesso del posto di presidente di quella società, il professor don Vito Talamini lesse un encomiato discorso in onore di Dante. Vi assisteva scelto uditorio. In tutte queste solennità non vi fu alcun disordine e quindi soddisfazione generale[] 30 maggio, martedì Il nobile conte Damiano Miari Fulcis fino da molti giorni si lagnò vivamente ed anche in pubblico col podestà conte Piloni di non essere stato interpellato né consultato in proposito del monumento eretto a Dante e disse perfino che tutto quanto è relativo a quel monumento venne combinato alla Birreria ed in mezzo al vino. In seguito pertanto al relativo alterco col podestà ed alle reciproche insolenze, il conte Damiano Miari Fulcis rinunciò al carico di assessore municipale []. Prosegue Bazolle nel consuntivo finale dell’anno che accompagna ogni Annale di Belluno: In quest’anno 1865 i privati non eseguirono lavori. Fu però il dottor Valentino Tedeschi, oriundo di Primiero ed avvocato in questo foro, marito della contessa Agosti, figlia del conte Giuseppe, che avendo comperato la casa ex Colle in Campitello presso e cioè a mattina della Porta Reniera ora Porta Dante, propose di abbellirla anche esternamente. Egli le fece nuova facciata, rifece in eleganza l’altana, ed aprì a quella casa un ingresso dalla parte del Campitello mediante una porta nuova alla quale si ascende salendo tre gradini esterni. Il tutto è bene fornito di pietre rosse della Secca e questa casa venne ad acquistare un aspetto piacente decorando in tal modo la piazza del Campitello. Il Municipio da parte sua fece erigere il monumento Dante. Egli prescelse a tale scopo la porta Reniera proprio d’appresso alla casa Tedeschi ora menzionata. Per ridurla a tale monumento fu quella porta rinforzata da un altro giro di pietre tutto all’intorno, vi fu collocato sopra il busto di Dante ed alla Porta, cancellato il nome di Reniera, vi fu imposto quello di Dante. Il disegno delle eseguitevi modificazioni è di questo ingegnere civile nobile Gregorio Pagani Cesa. Il busto di Dante opera del Borro non venne ancora collocato a posto perché non è ancora ultimato; finora fu supplito col suo modello in gesso. La spesa complessiva per questo monumento Dante sarà di circa 2000 fiorini. Deliberata anche la costruzione di una pubblica fontana in Campitello con i soldi dell’Erario Militare restituiti al Comune dalla Camera di Commercio per la costruzione di questo Collegio Militare.

The Gate was inaugurated in its current form on 15 May 1865, at the end of the fifty years of Habsburg domination in Belluno (1815-1866) but during the Risorgimento, naming it after the poet-prophet of the unification of Italy Dante Alighieri, as a patriotic symbol of the rediscovered Italian cultural unity, on the occasion of the six hundredth anniversary of the poet's death, celebrated in many cities of the newly born Kingdom of Italy.
At that time, Porta Dante overlooked the new center of the 19th-century city, the Campitello - today's Piazza dei Martiri - where commercial activities, the cafes of the new bourgeoisie and the Social Theater were buzzing, as well as hosting the most popular fairs, markets, parades military, band concerts and public events.
The bust of the Poet was commissioned to the Ceneda sculptor Luigi Borro (1826-1880) thanks to the advice of the painter Ippolito Caffi (1809-1866) and the art lover Osvaldo Monti (1819-1903) both from Belluno, and to place it as an ornament of the seventeenth-century city gate.
Originally the door had been opened in the city walls in 1669 during the government of the Republic of Venice, the rector Daniele Renier from whom it took its name and whose coat of arms in stone is still present today on the front of the door towards Piazza dei Martiri, instead of a 'ancient pusterla, i.e. a service opening, in the section of the ancient walls between Porta Dojona and the castle, called Ussolo, i.e. small door.

oc/23