La vicenda storica
La disfatta di Caporetto, avvenuta il 24 ottobre 1917, consegnò il Friuli ed il Veneto Nord-Orientale sino al Piave alle forze degli imperi centrali. Belluno fu occupata dal 10 novembre: parte della Giunta Municipale e più di cinquemila cittadini abbienti abbandonarono la città nei giorni immediatamente successivi alla rotta, profughi in Pistoia e in altre zone del Nord Italia.
Le truppe di occupazione, provate dalla lunga permanenza nelle linee di fuoco dei fronti europei occuparono anche il territorio e la città saccheggiandoli e abbandonandosi ad atti di ritorsione, crudeltà e violenza nei confronti della popolazione.
L’atteggiamento delle autorità di occupazione fu caratterizzato da molteplici violazioni dei diritti delle genti, con spoliazioni e angherie ad opera dei comandi inferiori e delle truppe. Il clima poi, grazie all’intervento del comandante di piazza Karl von Kantz, divenne più morbido nei confronti della popolazione in linea con il tentativo del nuovo imperatore Carlo I di arrivare al più presto alla pacificazione e alla conclusione della Guerra. Questo non portò tuttavia a riflessi positivi sulle condizioni di vita che peggiorarono progressivamente
L’occupazione durò un anno esatto, l’an de la fan, anno della fame, significativa locuzione rimasta tristemente impressa nella memoria collettiva, e si concluse con la liberazione il primo novembre del 1918.
La tremenda situazione del territorio bellunese e di tutti coloro che decisero di rimanervi è riportata in forma sintetica dalla documentazione prodotta dal Comune di Belluno alla Reale Commissione d’Inchiesta sulle Violazioni dei Diritti delle Genti commesse dal nemico, confluita poi in un volume -interamente riportato in formato PDF in questa sezione- redatto alcuni anni dopo la fine della guerra dalla giunta formata durante l’anno di occupazione.
I link sottostanti propongono immagini relative a questo periodo storico, è anche disponibile una raccolta di documenti d’archivio a cura del prof. Antonio Pastorello, edita in occasione del primo anniversario della liberazione.
“Il fonte a casa”
La Grande Guerra in 3D
La Grande Guerra rappresenta per la fotografia una tappa fondamentale. La capacità evocativa delle immagini dei teatri di scontro e i momenti vissuti dei milioni di soldati e civili che parteciparono ai quei quattro funesti anni sono note grazie ai tanti fotografi inviati che le scattarono. La fotografia, forza evocativa delle immagini, è infatti in grado di restituire gli eventi più vividi in forma veritiera, immergendo chi guarda in quella terribile atmosfera. Gli Stati stesi promossero campagne fotografiche con la costituzione di appositi reparti per scopi militari, strategici, tattici, documentari e propagandistici. Viaggio nella memoria tanto più riuscito nel caso di immagini stereoscopiche che venivano realizzate con una macchina a due obiettivi sì che ogni scatto originava “una diapositiva in bianco e nero su vetro con due immagini affiancate ma non coincidenti che, guardate attraverso un apposito visore, offrivano una percezione tridimensionale e decisamente straordinaria della scena”.Prodotte e diffuse su vasta scala le fotografie e diapositive stereoscopiche della Grande Guerra circolarono ampiamente ad uso didattico e celebrativo ed ebbero una diffusione capillare anche privata,
La raccolta privata bellunese di Cristina Quarti-Trevano, donata all’Archivio storico del Comune di Belluno, comprende 65 di queste diapositive stereoscopiche, su lastre in vetro di 44 x 107 mm, francesi ed italiane, appartenenti al nonno rag. Francesco De Marchi di Belluno(1885-1848).
Immortalati il fronte francese ma anche italiano: i teatri della guerra dai paesaggi desolati e devastati, gli uomini, i soldati nella vita di trincea, nelle zone di operazione, e nella morte.
Senza utilizzare l’apposito strumento originale (stereoscopio) per la visione individuale, si è scelto di scansionare le diapositive originali e di elaborarle con un programma 3D, sì da rendere possibile la proiezione e la visione simultanea di più spettatori, dotati di semplici occhiali rosso e blu.
A cura dell’Archivio storico del Comune di Belluno; ideazione Stefano De Vecchi, realizzazione Francesca De Toffol