L’attuale edificio denominato Teatro Comunale fu eretto tra il giugno del 1833 ed il settembre 1835 su commissione del consorzio privato bellunese Società del Teatro che annoverava tra i suoi membri l’élite cittadina. Dal secolo XVI (1537) nella pubblica sala dell’edificio polivalente di Piazza Duomo noto come Palazzo Vechio o Caminata, sede della Comunità di Cividàl di Belluno si tenevano spettacoli teatrali con scenari mobili con scenari mobili, su testi composti e recitati anche da dilettanti locali, di cui è ricca la bibliografia bellunese. Dalla seconda metà del 700 tale locale fu dotato di stabili palchi grazie al concorso di privati riunitisi nella Società del vecchio Teatro, i quali in ragione della somma conferita ne erano i proprietari. Alla fine degli anni venti dell’800, durante il Regno Lombardo-Veneto, l’edificio tutto passò in proprietà allo Stato con contratto di compravendita del 21 dicembre 1832, previe la decisione della Società e la deliberazione del Consiglio Comunale della Regia Città di Belluno del 19 febbraio 1820. Il vecchio edificio della Caminata nella sua interezza fu adattato a sede dell’Imperial Regio Tribunale Provinciale di Ia Istanza e Regia Pretura, su progetto dell’Imperial Regio Ufficio Provinciale delle Pubbliche Costruzioni, diretto dall’ingegnere in capo Girolamo Lorenzoni, con direzione lavori dell’ing. Marino Foscarini.
La scelta del sito per la costruzione della nuova sede del teatro cittadino incise profondamente nella destinazione urbanistica del Campedel e di Belluno tutta, dacché con l’impianto del nuovo edificio si elevò a zona urbana anche l’ampio spazio esistente al di là della tradizionale cinta muraria. Il nuovo teatro infatti fu eretto in parte riutilizzando l’antica struttura muraria del Monte frumentario (Fontico), esistente a ridosso delle mura presso la porta d’accesso alla Città (Porta Doiona). Per il progetto del nuovo edificio ci si rivolse all’architetto Giuseppe Segusini (Feltre 1801–Belluno 1876), che sovrintese direttamente ai lavori, mentre per la decorazione degli interni ci si avvalse dell’opera del decoratore e scenografo Francesco Bagnara (Vicenza 1784 – Venezia 1866) responsabile degli allestimenti scenici del Teatro La Fenice di Venezia dal 1820 al 1839. Gli stucchi ed i bassorilievi furono eseguiti dello scultore veneziano Pietro Zandomeneghi (1806-1866), che curò anche i calchi dei due leoni ai lati della scalinata principale. Per l’abbellimento ulteriore degli esterni furono riutilizzati alcuni busti bronzei del secolo XVI-XVII raffiguranti alcuni Rettori veneziani, che già ornavano la facciata della Caminata, mentre per l’attico furono acquistate quattro statue settecentesche con buona probabilità dello scultore Cassetti Giacomo (1662-1757), già collocate nel giardino di una villa veneta del Vicentino.
Di proprietà di una nutrita accolita di nobili e alto borghesi – al pari al governo della Città- che ne possedevano i palchetti ripartiti in tre ordini a seconda della ricchezza e ne gestivano a turno l’amministrazione e l’attività artistica. A fine ‘800 fu snobbato in gran parte dalla piccola borghesia e soprattutto dagli artigiani, che preferirono piuttosto quale luogo di divertimento il Politeama – capannone ligneo smontabile sorto nel piazzale della novella stazione ferroviaria – e in prosieguo del Teatro Varietà – oggi Cinema Italia- , malgrado la Società del Teatro avesse creato un ulteriore quarto ordine di posti – il quarto – e praticato così prezzi più abbordabili.
Vi si esibirono compagnie di teatro affermate a livello nazionale, vi si tennero concerti operisti e di virtuosi, dando nel contempo spazio anche all’estro istrionico di dilettanti locali di medio ed alto rango. Spesso vi trovarono luogo feste e veglioni anche di beneficenza.
Funse anche da sala da ballo e sala conferenze per le riunioni politiche e di associazioni di varia natura, come ad esempio nell’agosto 1893, allorquando vi si svolse l’adunanza del Club Alpino Italiano.
Attualmente permangono inalterati gli esterni dell’assetto segusiniano, mentre la struttura interna originaria a quattro ordini di palchi fu mutata dopo il 1948, allorché su iniziativa della nuova proprietà del Comune di Belluno (dal 24 maggio 1937) fu commissionato all’ingegnere Emilio Bovio di Padova l’adattamento a sala cinematografica, assetto tuttora mantenuto anche con l’ultimo intervento di riammodernamento degli interni, conclusosi nell’aprile 1992, ad opera dell’architetto bellunese Sergio Rigo.